Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia SacroGRA The Movie

Il Film

Dopo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei drop out, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi ha deciso di raccontare un angolo del suo Paese, girando e perdendosi per più di due anni con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico cela oltre il muro del suo frastuono continuo.


Dallo sfondo emergono personaggi altrimenti invisibili e apparizioni fugaci: un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore d’anguille vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere.

Lontano dai luoghi canonici di Roma, il Grande Raccordo Anulare si trasforma un collettore di storie a margine di un universo in espansione.


Il GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, con i suoi 70 km è la più estesa autostrada urbana d’Italia. Ma pochi considerano il Raccordo come spazio urbano da esplorare. Lo ha fatto il paesaggista Nicolò Bassetti che ha esplorato i territori sconosciuti intorno al GRA, arricchendo il suo cammino di incontri straordinari. Questo bagaglio di esperienze, come l’idea stessa di farne una narrazione, lo ha passato poi nelle mani di Gianfranco Rosi, immaginando che potesse trasformarlo in uno dei suoi film da “cinema del reale”.


Rosi ha raccolto la sfida. Forse catturato da quel filo rosso che collega i suoi film raminghi nei quali luoghi di confine e di attraversamento offrono scorci di umanità inedita. Scoprire è quello che sempre ha fatto Gianfranco Rosi in giro per il mondo sin dal suo esordio. Girato a Benares tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, Boatman racconta nelle forme del cinema verità, la giornata di un barcaiolo in navigazione permanente tra la vita e la morte sul fiume Gange. Con Below Sea Level (vincitore a Venezia di “Orizzonti” nel 2008) Rosi si sposta dall’India nel deserto americano nei pressi di una base militare dismessa a 40 metri sotto il livello del mare, producendo un indimenticato esempio di cinema del reale, una volta entrato nell’intimo di una comunità di homeless americani. Dal deserto californiano si è poi spostato sul mitico border con il Messico per una sorta di “instant-movie”, El Sicario, room 164 (Premio Fipresci, Venezia 2010), incredibile monologo interiore di un ex killer sfuggito al narcotraffico dei cartelli messicani.


Sinossi

Un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo, si intrattengono con forbite disquisizioni su tutto e nulla cercando di far passare il tempo e il caldo, costretti come sono negli spazi angusti della loro temporanea situazione abitativa.
Un botanico, come un mago Merlino armato di pozioni chimiche e sonde sonore, cerca il rimedio per liberare le palme dall’invasione delle larve divoratrici capeggiate dal devastante Punteruolo rosso che sta minacciando la sua intera oasi adagiata ai bordi del Raccordo, quando l’ansa della più lunga autostrada urbana sembra confondersi con l’agro pontino, tra campi d’erba e greggi di pecore. Un principe moderno di mattina fa ginnastica con un sigaro in bocca sul tetto del suo castello che sorge come d’incanto ai margini di una periferia informe a un’uscita del Raccordo, trasformandolo come per magia in bed&breakfast, in sala convegni, in set per il cinema e la televisione e talvolta, nelle domeniche di festa, in teatro dove vanno in scena fiabe in costume per gli occhi increduli di grandi e piccini.
Come fosse un astronauta del primo soccorso con la sua divisa fosforescente su di un’autoambulanza luminosa, un barelliere del 118 presta servizio sull’anello autostradale riscaldando infreddoliti barboni caduti in una canale di scolo, medicando giovani amanti della velocità con la macchina accartocciata lungo il guardrail, rianimando misconosciuti infartati e coccolando un’anziana donna nelle cucina della sua casa solitaria. Un anguillaro, tra gli ultimi romani di sette generazioni, vive sul fiume Tevere all’ombra di una serie di cavalcavia navigando e pescando, ora come allora, con i suoi occhi d’argento vivo dispensando ai curiosi capitati la sua antica e saggia filosofia di vita. Lontano dai luoghi canonici di Roma, il Grande Raccordo Anulare si trasforma in collettore di storie a margine di un universo in espansione.