Diario per repubblica.it: le fauci del drago. E i pastori.

Autore: Nicolò Bassetti

Data: 05/12/2013

Luogo: Torricola

DIARIO PER REPUBBLICA.IT: LE FAUCI DEL DRAGO. E I PASTORI.

Il Gra si avvicina, lo scirocco porta alle orecchie folate dei suoi brontolii. È nascosto dietro una delle colline presidiate dai casali abbandonati dei Torlonia, dove sono schierati i pastori abruzzesi, Romani di nome e di fatto, e poi quelli sardi. I primi scesi dagli appennini con la transumanza motorizzata e accampati in roulotte, i secondi stanziali. Ognuno con le proprie greggi, i propri cani, le proprie tradizioni, le proprie leggende. Passiamo per la stazione di Torricola, circondata da presidi militari riarsi dal sole. E davanti alla casa di Little Tony. Ci siamo, ormai dobbiamo solo scollinare per agganciarlo. Quando lo vedo, finalmente, il Gra è una vera apparizione, con tutta la sua potenza. Giù, alla base della morbida collina del pascolo sono ritagliate due grandi fauci gemelle, rettangolari, bordate di bianco. Una sputa e l'altra ingoia migliaia e migliaia di veicoli. Da entrambe esce una forte luce giallo ocra. Da quelle gole infuocate partono due lingue nere parallele che girano intorno alla collina su cui siamo appostati noi, disegnando un arco che aumenta la sensazione dinamica del movimento e della velocità. Il suono è sincopato, è quello ovattato dei motori a pieno regime all'interno delle viscere della terra, che si sovrappone a quello libero, amplificato dalla valle. Ogni 15 minuti sfreccia un treno per Anzio. Il risultato è un ritmo, acustico e visivo, che incanta. Alzo lo sguardo da quel formicolio e vedo gli aerei colorati delle compagnie low cost che atterrano silenziosi sui filari di pini marittimi dell'Appia Antica, tra le pecore. Ciampino è a un tiro di schioppo. Restiamo lì, seduti ai bordi dell'aia del casale che domina il paesaggio. Presi in custodia da tre maremmani e tre asini, guardiamo lo spettacolo del Gra ai nostri piedi, in compagnia di un forte odore di caglio e di fieno. Pensiamo che questa città, così ibrida, l'abbiamo proprio nel cuore. Roma si regge da sempre sulle emozioni, più che sulle informazioni. Ha bisogno di empatia con i suoi segni e i suoi simboli. L'emozione è al massimo, siamo felicissimi. D'ora in poi sarà una sarabanda di scoperte e di avventure. Centinaia di incontri e altrettanti luoghi scoperti.

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