La famiglia di Amin

Autore: Nuovi Paesaggi Urbani

Data: 23/07/2013

Luogo: Boccea - uscita G.R.A. 2 (Via di Boccea), +41° 54' 32.34", +12° 23' 7.90"

LA FAMIGLIA DI AMIN

Amin è bengalese e vive con la sua famiglia in un piccolo palazzo abusivo che sembra buttato lì per caso. Letteralmente appoggiato al nuovo cavalcavia del Raccordo, all’altezza di Boccea, l’edificio è piazzato di sbieco in mezzo a uno svincolo rumorosissimo, sempre stretto nella morsa di un ingorgo.
Al piano terra c’è l’attività, un negozietto di appena 10-12 metri quadri che moglie e figli tengono aperto. La mattina Amin lavora come giardiniere nelle ville dell’Olgiata. Si alza molto presto, si mette sul Gra con la sua piccola motocicletta e dal Gra rientra a fine turno. E’ gentile e riservato, racconta le sue giornate in un italiano stentato mentre la moglie lo osserva silenziosa, col capo velato appoggiato alla vetrina, probabilmente senza capire. Il negozio è una specie di phone center, ha tre cabine telefoniche ma vende anche giocattolini cinesi, chincaglierie, dvd in lingua hindi e bangla, grandi valigie economiche per migranti.
Dei tre figli di Amin la maggiore ha fatto le scuole a Dacca e quasi non parla italiano. La sorella si limita a una versione basic che tradisce le origini bengalesi, mentre il fratello più piccolo – spesso in negozio a smanettare sul pc – è l’unico della famiglia a parlare l’italiano correntemente, vanta un marcato accento romanesco e indossa fiero la maglia di Totti.